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GENTE
Un'altra testimonianza sul dramma portato alla ribalta dal Viagra: parla Tony Binarelli
"UNA SCAPPATELLA MI GOSTO GARA: FEGI BRUTTA. FIGURA E PERLA PAURA RESTAI IMPOTENTE UN MESE"
® «Ero disperato: in passato una cosa simile mi era capitata soltanto quando, per i miei 18 an-
«Dieci anni fa conobbi una hostess e subito dopo volli avere un'avventura extraconiugale con lei, però feci "cilecca”» @ «Nei giorni seguenti ebbi lo stesso problema anche con mia moglie» @
di MARILÙ SIMONESCHI
Roma, luglio uesta volta prende la parola il mago televi- sivo Tony Binarelli, in merito allo scot-
tante e dibattuto tema dell’impotenza maschile, un problema di cui si parla molto da quando è entrata in commercio in vari Paesi del mondo la pillola che pare la curi, cioè il Viagra.
Anche lui ha una testi- monianza diretta da rac- contarci, anche lui si è tro- vato alle prese con questo problema.
«Attualmente ho 57 an- ni», esordisce «e la mia carriera ”erotica” è inizia- ta o avrebbe dovuto inizia- re, come adesso vi spie- gherò proprio il giorno del mio diciottesimo com- pleanno. Con un gruppo di amici, proprio per festeg- giare degnamente quella ricorrenza, decisi di parte- cipare a un'allegra incur- sione in una "casa d’ap- puntamenti”. Era il voler approfittare di un'ultima possibilità, visto che di lì a pochi giorni la legge Mer- lin ne avrebbe chiuso i bat- tenti.
«Le cose però non anda- rono proprio come spera- vo e sperimentai subito la prepotenza di un istinto, che sa come evitare preva- ricazioni. Infatti feci ”ci- lecca”. Scegliemmo la ca- sa di tolleranza più a buon mercato di Roma, ne ri- cordo ancora l'indirizzo: Via Cimara 21. L'ambiente era quanto di più squallido si potesse immaginare: vi regnava un odore greve di aria stagnante, sudore e soffritto. La mia signora” mi portò in una stanzetta dalle pareti lerce.
«Brutalmente quella donna, non più giovanissi- ma, mi disse: ”Non crede- re di poter perdere troppo tempo”. Mi sentii annichi- lire, la guardavo senza il coraggio di avvicinarmi,
di tentare un qualsiasi ap- proccio e così, pur volendo a ogni costo "togliermi il dente” della prima volta, non riuscii proprio a far- cela.
«Ho raccontato questo episodio per far capire co- me per me (ma credo pos- sa valere per tutti), sia sta- to già dall'inizio importan- te il coinvolgimento psico- logico, senza il quale il ses- so può diventare una pra- tica svuotata di significato oppure addirittura inso- stenibile».
Dopo quell’episodio all'esordio poi è andato tutto bene?
«Ovviamente sì. E’ arri- vata pochi mesi dopo quell’infortunio la possibi- lità di far l’amore per la prima volta con una coeta- nea, una ragazza che in- contrai in una sala da bal- lo. Quella volta per fortu- na tutto andò come dove- va. E ancor meglio mi tro- vai negli anni successivi quando, persa l'incertezza della poca esperienza, mi tuffai con gioia in una vita di relazione affollata e pia- cevolmente attiva. Comin- ciando presto a lavorare nello spettacolo mi ritro- vai a girare l’Italia con i miei show e in conseguen- za di ciò ad avere un gran numero d’occasioni per incontri galanti, più o me- no coinvolgenti. Storie du- rate una notte, un mese 0 più, ma sempre motivate da una sana attrazione. Quando ho corteggiato una donna è stato sempre per un interesse globale, che prevedeva, nel caso se ne fosse presentata l’op- portunità, l'avvio di una relazione stabile, di un rapporto importante.
Quando e come si è presentato nuovamente e in modo più preoccu- pante il problema del- l'impotenza?
«Se quel primo episodio che ho raccontato potreb-
be esser definito un nor- male "incidente d'avvio”, quel che mi sono trovato a vivere una decina d'anni fa potrebbe essere invece de- scritto come un vero e pro- prio dramma privato, so- prattutto per le implica- zioni psicologiche che ha generato e per il coinvolgi- mento della mia compa- gna di vita, che ha sofferto come e più di me.
«E’ innanzitutto impor- tante che io spieghi come Marina, mia moglie, abbia rappresentato davvero per me un punto di riferimen- to essenziale. L'ho incon- trata più di 30 anni fa, quando lottavo per affer- marmi e il successo era an- cora un sogno. Lei era una ragazza semplice, fresca, che ha messo subito la sua vita nelle mie mani, facen- domi capire che chiunque fossi divenuto lei avrebbe continuato ad amarmi. Il fatto che rimanessi uno spiantato sembrava non spaventarla.
«Ci siamo sposati nel 1969, trovando nella con- vivenza veramente una fonte di serenità. Il nostro grande problema è stato quello del mancato arrivo di un figlio. Ricordo anco- ra gli anni in cui attende- vamo fiduciosamente che lei rimanesse incinta, poi quelli di alterne speranze in cui analisi, cure, visite, ci hanno dato modo di col- tivare l'illusione di scio- gliere quel nodo. Poi, a po- co a poco, è subentrata la consapevolezza dolorosa che quella grande gioia della vita a noi sarebbe sta- ta negata.
«Abbiamo vissuto mo- menti molto difficili per la voglia frustrata di mater- nità e paternità, a volte sembrava risentirne di più mia moglie, a volte ero io a sentirmi più triste. Abbia- mo pensato anche alla so- luzione dell'adozione, ma ogni volta ci veniva meno la risolutezza di avviare le pratiche legali, una lunga
«CONFESSAI TUTTO» Roma. n 56. Il popolare mago televisivo racconta di aver vissuto,
dieci anni fa, un periodo decisamente drammatico. «In un momento di crisi del mio matrimonio ho avuto un’av-
e incerta battaglia contro la burocrazia.
«Il lavoro ci ha molto aiutato, io mi sono trovato a vivere anni d'attività arti- stica intensissima. Anche Marina ha riversato molte energie nel suo lavoro d’impiegata, le stesse ener- gie che avrebbero fatto di lei una ottima madre.
«Se ora siamo ancora in- sieme, vicini a festeggiare il trentesimo anniversario di nozze, lo dobbiamo alla solidità di un sentimento che ci ha fatto bastare l’u-
no all'altra. Quel dramma ha comunque segnato le nostre esistenze e ne ha fatto a un certo punto sca- turire un altro».
A che cosa si riferisce esattamente?
«Una decina d'anni fa ci siamo trovati a vivere una brutta crisi e a dover supe- rare il momento più diffi- cile della nostra vita co- niugale, quello in cui una grande confusione ti porta a non avere più certezze, a guardare avanti senza il
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ni, andai con gli amici in una pia ‘casa d’ SR » @ «Mi ha salvato uno psicologo»
ventura extraconiugale, o meglio mi sarebbe piaciuto averla. Con mia grande sorpresa, infatti, feci cilecca”. Cosa che continuai a fare anche con mia moglie. La cosa mi mandò nella più cupa disperazione. L’andrologo a cui mi rivolsi disse-che non dovevo preoccuparmi ma io non riuscivo ad avere rapporti completi. Poi mi recai da uno psi- cologo che mi suggerì di confessare il tentato tradimento a mia moglie. Lo feci e guarii».
necessario ottimismo. «Marina aveva superato i 45 anni e si avviava a quella stagione della vita di una donna che viene de- finita difficile da vari pun- ti di vista, anche da quello medico. Per lei il frangente era doppiamente delicato, perché abbandonare l’età feconda significava sep- pellire definitivamente il suo sogno di maternità. Io ho cercato di esserle vici- no come potevo, anche se il lavoro mi portava ad as- senze piuttosto lunghe. Ri-
cordo che in quel periodo per svagarci, facemmo una piacevole crociera vi- sitando luoghi bellissimi. Ma non fu un viaggio feli- ce. Io ripartii quasi subito per un viaggio di lavoro, che doveva portarmi a fare tappa nelle maggiori capi- tali europee. Nel prepara- re la valigia mi resi subito conto che partivo con uno spirito nuovo: quello di scrollarmi di dosso i nostri problemi, recuperando per quanto potessi un po’ di gioia di vivere.
«A me determinate oc- casioni non sono mai mancate: ballerine, can- tanti, semplici compagne di viaggio, avrebbero po- tuto trasformarsi in occa- sionali amanti molte volte, ma nel corso di tanti anni non avevo mai sentito il bi- sogno o la necessità di un diversivo. Quella volta in- vece, il mio stato d'animo era diverso, avevo eviden- temente voglia di trasgres- sione, di una vacanza della mente, che mi facesse pen- sare solo a me stesso.
«L'occasione non tardò a presentarsi: eravamo nello stesso albergo e lei, una hostess che viaggiava in continuazione per il suo lavoro, mi apparve pro- prio come desideravo ve- derla: giovane, allegra, di- sinibita e senza complessi.
«Bevemmo insieme qualcosa e il suo modo di ridere e di guardarmi mi aveva già fornito una chia- ra indicazione: se lo avessi voluto saremmo stati in- sieme. Quella volta non mi tirai indietro e provando una piacevolissima eufo- ria la seguii nella sua stan- za. Aveva all'incirca 30 an- ni, era bionda, molto fem- minile. Ricordo ancora il profumo della sua pelle.
«In quel momento, lo confesso, non provavo al- cun senso di colpa. Potevo disporre di me stesso e mi accingevo a vivere una notte d’intensa passione senza conseguenze di nes- sun tipo, sapevamo en- trambi che non ci sarem- mo più rivisti. Avevo fatto portare in camera dello champagne ghiacciato e l'atmosfera era riscaldata.
«Poco dopo mi sarei tro- vato però di fronte a un problema insormontabile: incredibilmente mi venne a mancare ogni energia. Malgrado ci fossero, sulla carta tutte le giuste com- ponenti e una buona attra- zione io non riuscii a por- tare a termine il rapporto.
«Ero dispiaciutissimo non sapevo come giustifi- care la mia inaspettata in- capacità e mi trovai a ripe- tere come un disco rotto che non mi era mai acca- duto prima, cercando di far capire alla ragazza che non dipendeva da lei.
«In verità la mia occa- sionale amica la prese con molto spirito, continuò a ridere e a scherzare, ma io imbarazzatissimo mi rive- stii di corsa e lasciai im- mediatamente la sua stan- za. Quella notte non riu- scii a dormire, provando
un doppio senso di colpa: avevo voluto tradire mia moglie e mi ero ritrovato a fallire nel peggiore dei mo- di».
Il problema restò cir- coscritto a quella notte di mancata ”evasione”?
«Purtroppo no. Una vol- ta rientrato a Roma mi ri- trovai a riprendere la vita di sempre, sicuro di dover velocemente dimenticare sia quel mio tentativo mancato di tradimento, sia il mio naufragio”.
«Naturalmente non par- lai a mia moglie dell’acca- duto: le avrei dato un dolo- re inutile e in fondo pensa- vo non ci fosse nulla da confessare, visto come erano andate le cose.
«Problemi tra me e mia moglie non ce n'erano mai stati. Anche nei momenti più brutti, o quando ave- vamo litigato riuscivamo a dimenticare ogni cosa ri- trovandoci abbracciati la sera. Purtroppo qualcosa si era evidentemente in- ceppato in me perché quella sera stessa mentre con il solito desiderio mi ero accostato a Marina, mi resi conto di non riuscire di nuovo ad andare avanti.
«A quel punto la paura diventò panico, non capi- vo che cosa potesse esser- mi successo e se dapprima ero riuscito a giustificare la mia brutta figura” con una sconosciuta, non riu- scivo invece ad accettare di non poter far l’amore con mia moglie, la donna che continuavo comunque ad amare».
Ne parlò con lei?
«Inizialmente no. Lei scambiò il mio improvviso cedimento per stanchezza e non sembrò preoccupar- sene più di tanto, mentre io ero davvero a terra. Pur- troppo la cosa si ripeté più o meno nel medesimo mo- do per varie volte nel corso di un paio di settimane. Fu a quel punto che mi decisi
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a prendere appuntamento con un andrologo.
«Quel medico mi a- scoltò, poi mi prescrisse delle analisi e un'ecogra- fia, anticipandomi però che secondo lui da un pun- to di vista medico non c'era nulla che dovesse giustificare quella forma d'impotenza.
«I risultati degli accerta- menti gli diedero ragione e lui mi congedò consiglian- domi di restare tranquillo e di riprovare dopo qual- che giorno a intraprende- re un normale rapporto. Se ci fossero state ancora difficoltà avrei dovuto ri- chiamarlo. Riprovai un paio di giorni dopo, la si- tuazione però era la stessa. Fu davvero un brutto col- po per me, uno stato di co- se simile non riuscivo ad accettarlo passivamente, ritenevo di avere una ”me- nomazione”, un handicap arrivato anzitempo, prima ancora dei 50 anni.
«NON FU FACILE»
«Richiamai quel medico e lui mi diede il numero di un suo collega, un medico psicologo esperto di pro- blemi legati alla vita di coppia. Allo specialista raccontai ogni cosa nei minimi dettagli e nel corso di quell’unico incontro ri- solsi il mio problema.
«Uscendo da quello stu- dio avevo capito di dover parlare apertamente con Marina di quanto era ac- caduto, del mio incontro con la hostess. Insieme, ne ero certo, avremmo ritro- vato la forza e il piacere di superare quel mio blocco psicologico.
«Non fu facile, ma af- frontai con fermezza la si- tuazione e mia moglie si mostrò, come mi aspetta- vo, molto comprensiva. Anzi, nei suoi occhi notai anche un certo compiaci- mento: quella mia ”figu- raccia” con la hostess l'aveva ripagata del mio tentativo di tradimento.
«Liberatomi di un peso, che inconsciamente porta- vo dentro, in poco tempo, diciamo nel giro di un me- se, le cose tra noi tornaro- no alla piena normalità. Riprendemmo a fare l’a- more con il trasporto e l'intesa di sempre e potrei dire con nuovo entusia- smo».
Marilù Simoneschi